Ida D'Onofrio Mar Gen 04, 2011 6:18 pm
Pensando di dover portare il fulard ho subito immaginato di dover muovermi nell'aula al buio con gli occhi bendati. Ad essere sincera forse sarebbe stato meglio perchè la lettura delle poesie al buio mi ha provocato un tumulto di stai d'animo. Stare ferma ad ascoltare senza vedere ciò che accadeva intorno a me mi ha dato l'occasione di immaginare realmente ciò che si prova ad essere non vedenti. Se invece avessimo avuto la possibilità di muoverci sicuramente ci saremmo distratti e non avrei vissuto lo stato d'animo e sopratutto il sentimento di tristezza che invece ho provato. Questo , rispetto sagli altri laboratori che la prof.ssa ci ha proposto è stato quello che ho vissuto con più intensità. A me non piace stare al buio , mi sento smarrita, ciò mi provoca nervosismo. Questa mia debolezza caratteriale, aggiunta alle parole degli autori delle varie poesie ascoltate, mi ha resa vulnerabile e non nascondo che tornando a casa ho portato con me lo stato di malessere provato in aula.Durante la lettura delle poesie mi sono spesso distratta,perchè non vedevo l'ora di togliere il fulard però quando riuscivo a controllare l'ansia e lo stato d'animo , proponendomi di stare tranquilla mi abbandonavo alle parole degli autori. E' difficile in queste circostanze mettersi realmente nei panni di chi vive con queste difficoltà. Ciò che possiamo fare, è immaginare il vuoto e l'isolamento che si prova e che forse ad un certo punto queste condizioni sembrano normalità . Dico forse perchè ho quasi il timore di esprimermi rispetto a tutto ciò , io sono rimasta al buio per un attimo sapendo che dopo qualche minuto, tolto il fulard tutto sarebbe ritornato come prima ma nonostante questa sicurezza,ero in panico.L'esperienza vissuta in aula mi ha fatto ricordare un'immagine vista qualche anno fà ad una delle edizioni del Grande Fratello quando tra i concorrenti c'era un ragazzo non vedente. Un giorno il ragazzo si distese sul prato della casa insieme ad un'altra concorrente la quale gli chiese: "Cos'è per te il verde?". Il ragazzo rispose: " Per me il verde è rappresentato da qesto momento che sto condividendo con te!". Non sono riuscita ad analizzare dettagliatamente quello che volesse dire perchè la TV trasmette solo gli spezzoni che fanno odiens però se gli autori del Grande Fratello si fossero soffermati, magari durante una diretta, su quelle parole, sicuramente dal confronto dei due ragazzi distesi sull'erba sarebbero emerse tante verità, emozioni, stati d'animo, parole sincere, semplici e spontanee di un ragazzo non vedente che possono essere universalizzabili a tutti coloro, che come lui, vivono una condizione di cecità.