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Simulazione
Maddalena Cefariello- Messaggi : 32
Data di iscrizione : 13.12.10
- Messaggio n°76
SIMULAZIONE
DALL' ESPERIENZA FATTA IN AULA CON IL FOULARD HO POTUTO NOTARE CHE LA REALTA' DEL DISABILE VISIVO E' BEN DIVERSA.CHI VEDE,INFATTI,RICORDA TUTTO QUANTO HANNO CAPTATO I SUOI OCCHI:SA COME E' FATTO UN BICCHIERE,COME FUNZIONA UN ASCENSORE, COME SI COMPONE UN NUMERO TELEFONICO E MILLE ALTRE COSE ANCORA.IN QUESTO SENSO ESISTE ANCHE LA DIFFERENZA DI CHI E' CIECO DALLA NASCITA E ,CHI LO DIVENTA IN SEGUITO AD UN INCIDENTE O UNA MALATTIA.SE IL SECONDO CASO,PER MOLTI VERSI,E' PIU' TRAUMATICO,NEL PRIMO OCCORRE TROVARE LA CAPACITA' DI INVENTARSI UN MONDO INTERO.IL CIECO DALLA NASCITA IGNORA FORME E COLORI E DEVE SERVIRSI DI TUTTI GLI ALTRI SENSI PER POTERSI ORIENTARE NELL' AMBIENTE CHE LO CIRCONDA.DALLE POESIE LETTE IN AULA E ASCOLTATE CON GLI OCCHI BENDATI NON HO POTUTO FARE A MENO DI COMMUOVERMI QUANDO HO ASCOLTATO "IN BILICO"DI GENNARO MORRA.VORREI SOFFERMARMI SU DUE RIGHE :barcollo come un birillo,traballo come una bottiglia, ho paura di cadere non tanto per il dolore che potrei sentire ,ma per il peso dei loro occhi.MI SONO BASTATE QUESTE POCHE PAROLE PER FARMI RENDERE CONTO ANCORA UNA VOLTA DI QUANTO SIAMO FORTUNATI E DI QUANTO SIA IMPORTANTE APPREZZARE LA VITA CHE IL SIGNORE CI HA DONATO.
maria carmen cangiano- Messaggi : 12
Data di iscrizione : 15.12.10
Età : 36
- Messaggio n°77
Re: Simulazione
che dire quando abbiamo svolto questo esercizio mi sono sentita completamente smarrita..ho perso il controllo sulla realtà, è come se mi trovassi in un mondo mio dove però c'era l'esterno che faceva paura...per me la vista è fondamentale...in queste occasioni riesco a capirlo ancor di più
Maria Severino- Messaggi : 14
Data di iscrizione : 09.12.10
Età : 37
- Messaggio n°78
Re: Simulazione
di gregorio patrizia ha scritto:Per noi il buio è notte, per noi il buio è sinonimo di oscurità, morte....per molti il buio è VITA. Ed è inconcepibile per noi, ma assolutamente meraviglioso,come spesso chi non ha mai visto i colori riesca a provare comunque un arcobaleno di emozioni.
E'ammirevole come chi non ha mai visto il sole riesca ad avere un sorriso così luminoso, ed è maledettamente vero che chi non vede con gli occhi risce a guardare molto più in profodità di chi si ferma alla semplice apparenza. Eppure non è affato facile...basta una benda per rendersi conto di come ci senta persi senza la luce, spaesati, smarriti, privati di qualunque riferimento...a volte può bastare un semplice panno nero per farci comprendere quanto davvero siamo fortuati...
è proprio vero ciò che ha scritto Patrizia...
La simulazione fatta in classe è stata un'esperienza molto forte...avendo paura del buio, figuratevi cosa ho potuto provare...ho provato un forte senso di agitazione, ansia, una sensazione di smarrimento e a pensarci, ancora rabbrividisco....è stata proprio triste questa esperienza perchè mi ha fatto riflettere su quanto siamo fortunati a vedere il mondo che ci circonda, a quanto siamo fortunati ad aver ricevuto questo stupendo dono della vista, a come sarebbe assurdo vivere senza colori, e a quanto purtroppo non sappiamo utilizzare, nè tantomeno apprezzare ancora una volta ciò che abbiamo....
raffaela della corte- Messaggi : 19
Data di iscrizione : 09.12.10
- Messaggio n°79
Re: Simulazione
La simulazione è stata un'esperienza molto emozionante,per la prima volta mi sono ritrovata bendata in un contesto dove ero circondata da altre persone e quando la professoressa ha letto le poesie mi sono sentita isolata,ho provato una sensazione di commozione e a stento sono riuscita a trattenere il pianto.In un secondo momento la professoressa ha fatto passare tra i banchi i fogli delle poesie lette e non so perchè,leggendo le poesie mi è sembrato di non aver mai ascoltato alcune parti di esse,nonostante durante la simulazione la mia attenzione era rivolta alla voce della professoressa.Finalmente un corso che non mira solo alla trasmissione di conoscenze teoriche!
raffaela della corte- Messaggi : 19
Data di iscrizione : 09.12.10
- Messaggio n°80
Re: Simulazione
Le poesie lette durante la simulazione sono state molto toccanti,mi ha particolarmente colpito la frase di una poesia:"Chiamatemi per nome,non portatore di handicap",in quanto mi ha fatto riflettere su come di solito si etichettano le persone e su come per una persona è importante non essere etichettata in un certo modo.Un'altra poesia che ha suscitato in me forti emozioni è stata la poesia:"In Bilico" di Gennaro Morra,soprattutto la frase:"Ho paura di cadere non tanto per il dolore che potrei avvertire,ma per il peso dei loro occhi che sul pavimento mi potrebbero inchiodare".Queste parole mi hanno fatto pensare che in alcuni casi gli atteggiamenti adottati dalle persone arrecano un dolore più grande della situazione che si sta vivendo.
teresa caruso- Messaggi : 12
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Località : capua
- Messaggio n°81
Re: Simulazione
"Barcollo come un birillo sfiorato da una palla, traballo come una bottiglia urtata da una biglia."
teresa caruso- Messaggi : 12
Data di iscrizione : 14.12.10
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Località : capua
- Messaggio n°82
Re: Simulazione
Bendata ho provato diverse sensazioni: il vuoto, la paura di non avere nessuno accanto, mi sono senita sola e smarrita per qualche momento; avvertivo delle voci "lontane" e avevo difficoltà a partecipare alla conversazione. Dopo aver ascoltato le poesie, due frasi in paricolare mi rimbombavano nella mente: "Chiamatemi per nome, non più portatore di handicap", quindi il bisogno da parte della ragazza di essere riconosciuta come persona, nonostante le sue diversità; e " Ho paura di cadere non tanto per il dolore che potrei avvertire ma per il peso dei loro occhi che sul quel pavimento mi potrebbero inchiodare."
annapaola paduano- Messaggi : 15
Data di iscrizione : 09.12.10
Età : 34
- Messaggio n°83
Re: Simulazione
E' stata per me un'esperienza molto forte che mi ha fatto rendere conto di quanto possa essere traumatizzante sentire le voci senza aver la possibilità di vedere queste da dove provengono... un'esperienza che mi ha aiutata a riflettere e che ha suscitato in me anche grande tensione in quanto mi sono resa conto di essere fortemente limitata e ,soprattutto,disorientatasenza la vista..
luisa.fucito- Messaggi : 12
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Età : 43
Località : Napoli
- Messaggio n°84
Re: Simulazione
Io le poesie non le ho nemmeno sentite... non riuscivo ad ascoltarle perchè ero troppo concentrata sul tentativo di ambientarmi nel "nuovo" contesto. Sapevo perfettamente dove mi trovavo e cosa c'era intorno a me perchè fino ad un attimo prima lo vedevo e, quindi, avevo la situazione sotto controllo, ma un attimo dopo era tutto diverso ma non ho provato ansia (sicuramente perchè ero consapevole della transitorietà dell'evento) bensì un forte senso di isolamento.
Solo alla fine la voce calma e pacata della professoressa ha prevalso sul resto ed ho avuto modo di apprezzare una parte dell'ultima delle poesie, pertanto, quando ci sono stati chiesti i commenti, non sapevo cosa dire, ero "impreparata".
Mi sono quindi stupita quando le mie colleghe sono intervenute sulle poesie con dovizia di particolari ed ho avuto un'ulteriore conferma (dal momento che ne sono già consapevole) di quanto forte sia la mia tendenza alla distrazione![justify]
Solo alla fine la voce calma e pacata della professoressa ha prevalso sul resto ed ho avuto modo di apprezzare una parte dell'ultima delle poesie, pertanto, quando ci sono stati chiesti i commenti, non sapevo cosa dire, ero "impreparata".
Mi sono quindi stupita quando le mie colleghe sono intervenute sulle poesie con dovizia di particolari ed ho avuto un'ulteriore conferma (dal momento che ne sono già consapevole) di quanto forte sia la mia tendenza alla distrazione![justify]
AngelaMolinari- Messaggi : 16
Data di iscrizione : 10.12.10
Età : 36
Località : San Giorgio a Cremano
- Messaggio n°85
Re: Simulazione
Rosa Sgariglia ha scritto:Purtroppo, per motivi personali, nell'ultima lezione ero assente , ma nonostante la mia assenza mi sono informata, da altre colleghe, su ciò che è stato fatto in classe e, anche dalla lettura di alcuni commenti, ho avuto modo di vedere che è stato svolto l'esperimento della benda. Certamente io non posso intervenire su ciò che è stato detto in aula, ma posso dire le mie impressioni su questo tema. Circa due anni fa, durante un laboratorio disciplinare svolto all'università, la docente ci ha chiesto di chiudere gli occhi e farci condurre dalle altre ragazze. In quel momento ho provato una strana sensazione soprattutto paura di non essere supportata dalla mia "guida", infatti, nonostante ci veniva chiesto di non aprire gli occhi e di lasciarci condurre dalla collega, io inevitabilmente ho aperto gli occhi per vedere cosa accadesse intorno a me. Io ho fatto questo "esperimento" solo per pochi minuti e, come ho detto, ho avuto timore, ma immagino tutte quelle persone non vedenti che affrontano la loro vita quotidianamente in questa situazione.
Rosa ricordo perfettamente quella attività laboratoriale...provai delle sensazioni "miste":
- ansia prima di inziare;
- paura durante l'eserczio;
- gioia quando capii di potermi fidare del mio accompagnatore!
Mi dispiace davvero tanto di non aver potuto partecipare a quest'altra attività, sicuramente molto coinvolgente ed emozionante, come leggo dai commenti delle mie colleghe...!
Costanzo Rosaria- Messaggi : 13
Data di iscrizione : 14.12.10
Età : 35
- Messaggio n°86
Re: Simulazione
Nel momento in cui in aula dovevamo svolgere l'attività dei ciechi ero abbastanza contenta, invece quando poi sono stata bendata mi sono sentita impotente, come se mi mancasse qualcosa, poi ad un certo punto questo mio disagio si è colmato nell'ascoltare le poesie lette dalla professoressa, in quella circostanza è come se io in quella voce avessi trovato un punto di riferimento, una compagnia, dunque mi tranquillizzava,e nel momento in cui non c'era più, mi sono ritornata ad agitare,(infatti chiamavo la mia amica, la toccavo ecc) sperando di togliermi presto la benda.Tra tutte le poesie quelle che mi hanno colpita di più sono state la terza in cui si diceva: non chatto, non scrivo, non parlo, non cammino, ma sogno e vivo e la quarta in cui si diceva:ho paura di cadere non tanto per il dolore che potrei avvertire, ma per il peso dei loro occhi che su quel pavimento mi potrebbero inchiodare.La terza perchè in essa si evince una forza di volontà nel vivere e nel credere nella vita nonostante la diversità.La quarta invece perchè per me mette ancora una volta in luce la discriminazione verso queste persone che non dovrebbero essere viste in questo modo.Dunque riguardo questo tema,mi ha colpita l'esperienza di tirocinio vissuta da Roberta De Lucia, perchè ha avuto modo di fare una bella esperienza che le invidio tanto, siccome non mi è mai successo di affrontare una situazione come la sua, durante i miei percorsi di tirocinio, dunque che dire forse se mi sarei trovata nella sua stessa condizione, inizialmente non avrei saputo neanch'io cosa fare e avrei come lei provato "paura" rendendomi poi conto che era una paura insensata.Inoltre l'altra frase importante che ho apprezzato del commento di Roberta è stata quella che di fronte alla diversità se così la si vuol chiamare, non bisogna nè aver paura, nè essere indifferenti, nè arrendersi, concordo pienamente con questa sua affermazione perchè dal mio punto di vista, ogni diversità è una ricchezza, ma non solo per chi la possiede ma anche per chi in un certo senso la "gestisce" ovvero la deve affrontare, in quanto ritengo la conoscenza di essa fondamentale, poichè per me consiste in uno scambio di esperienze, vissuti,informazioni,sotto tutti gli aspetti fra due persone.
Alessandra De Vita- Messaggi : 33
Data di iscrizione : 15.12.10
Età : 36
- Messaggio n°87
Re: Simulazione
*maria di santo* ha scritto:Alessandra De Vita ha scritto:Durante la lettura delle poesie eravamo bendate. Essendo poesie scritte da persone disabili, molto toccanti, l'essere al buio durante l'ascolto mi ha inquietato, non so il perchè! Non vedevo l'ora che togliessimo le bende ed una volta tolte ho sentito un senso profondo di libertà. Durante l'ascolto delle poesie mi sono soffermata solo su alcune citazioni lette dalla prof., ma non riuscivo a concentrarmi su tutto. La poesia che più mi ha colpito s'intitola "NON", scritta da Rebecca, ed in particolar modo gli ultimi versi sono stati significativi per me:
Non scrivo
Non parlo
Non cammino
Non canto
Non chatto
Non amo
Non sogno
Sono viva
[b]E SOLA
Davvero indescrivibile la sensazione che ho provato in quel momento. Essendo al buio, era come se venissero dal mio animo quelle parole, oltre Rebecca, era come se anche io non scrivessi, non parlassi e non chattassi, ma ero viva e sola, nonostante l'aula fosse piena e affianco a me erano sedute le mie colleghe. Ero impaurita, mi sentivo quasi soffocare e poi il silenzio attorno a me fomentava tutto ciò, somatizzava ancora di più la mia paura. E' stato davvero un esperimento molto toccante. Tolte le bende è uscita spontanea l'espressione: "Wow luceee". Una sensazione meravigliosa. Pensare che noi siamo stati solo pochi minuti al buio e invece ci sono persone che nascono proprio così o per svariati motivi ci diventano durante la loro vita. Mi chiedo: "Cosa significherebbe per loro rivedere la luce anche per pochi istanti?".
alessandra anche io come te, sono stata coplita dalla 3 poesia, un inno a non rinunciare a vivere,lho sentita come un invito a non rassegnarsi a restare da soli, a non rinunciare ai notri sogni, a vivere ed a sperare...
nonostante possa apparire molto triste come poesia, credo che sia magnifica, raccoglie in poche parole,ma dettagliate e precise la condizione di chi vive la solitudine, ho sempre pensato che puoi trovarti in mezzo a milioni di persone, ma in fondo sentirti sola.
questa sensazioni a volte la proviamo anche noi, quando qualcosa nel nostro quotidiano ci copisce e ci mette in una condizione tale che non ci permette di farci sentire la presenza degli altri, allora penso: noi passato quel periodo per cosi dire ''brutto'' siamo di nuovo noi, quelle persone felici e sorridenti di sempre , ma chi sente quel peso, quell'angoscia tutti i giorni della sua vita come si sente?la solitudine può annientare l'animo di una persona e modificarlo irreversibilmente?
Hai ragione Mary...concordo perfettamente!!E la tua domanda me la pongo anche io, perchè noi "fortunatamente" possiamo vivere rari "momenti" di solitudine, che sono passeggeri e ci sembra chissà quanto durino. A me fa sentire sola anche mangiare senza nessuno o dormire. E' così triste e sconfortante che quando posso evitarlo lo faccio con piacere, quindi figurati...Ciò che penso è che queste persone non solo sono sole perchè si sentono escluse da tutto e da tutti, ma per ovvi motivi vivono una "situazione di inferiorità" rispetto agli altri a causa del loro stato di salute. Perchè non si fa in modo di evitare sia l'una che l'altra situazione e far sì che tutti siano uguali???
Alessandra De Vita- Messaggi : 33
Data di iscrizione : 15.12.10
Età : 36
- Messaggio n°88
Re: Simulazione
AngelaMolinari ha scritto:Rosa Sgariglia ha scritto:Purtroppo, per motivi personali, nell'ultima lezione ero assente , ma nonostante la mia assenza mi sono informata, da altre colleghe, su ciò che è stato fatto in classe e, anche dalla lettura di alcuni commenti, ho avuto modo di vedere che è stato svolto l'esperimento della benda. Certamente io non posso intervenire su ciò che è stato detto in aula, ma posso dire le mie impressioni su questo tema. Circa due anni fa, durante un laboratorio disciplinare svolto all'università, la docente ci ha chiesto di chiudere gli occhi e farci condurre dalle altre ragazze. In quel momento ho provato una strana sensazione soprattutto paura di non essere supportata dalla mia "guida", infatti, nonostante ci veniva chiesto di non aprire gli occhi e di lasciarci condurre dalla collega, io inevitabilmente ho aperto gli occhi per vedere cosa accadesse intorno a me. Io ho fatto questo "esperimento" solo per pochi minuti e, come ho detto, ho avuto timore, ma immagino tutte quelle persone non vedenti che affrontano la loro vita quotidianamente in questa situazione.
Rosa ricordo perfettamente quella attività laboratoriale...provai delle sensazioni "miste":
- ansia prima di inziare;
- paura durante l'eserczio;
- gioia quando capii di potermi fidare del mio accompagnatore!
Mi dispiace davvero tanto di non aver potuto partecipare a quest'altra attività, sicuramente molto coinvolgente ed emozionante, come leggo dai commenti delle mie colleghe...!
Anche io ragazze ho svolto l'attività laboratoriale di cui parlate. Se non sbaglio l'attività in questione si chiamava "il cieco e il cane" e a turno si rivestiva il ruolo sia da cane sia da cieco. Attività basata sulla fiducia ed ognuno di noi eravamo in coppia con una persona che non conoscevamo, perchè magari sarebbe stato più facile fidarsi di qualcuno che già si conosceva. Ed io nel ruolo di cieco non so perchè mi sono sentita molto tranquilla, ero serena, sapevo in cuor mio di fidarmi del mio "cane", pur non conoscendolo. Non avevo paura, sapevo di essere in buone mani, la collega mi ha trasmesso fiducia, probabilmente sarà stato il modo in cui mi teneva la mano e me l'appoggiava sulla spalla, talvolta sussurrandomi "Stai tranquilla". Sensazioni completamente opposte a quelle vissute durante la simulazione: paura, ansia, intolleranza, bisogno di libertà. Forse perchè pur essendo con tante persone in aula e con le mie amiche ad un passo da me, mi sentivo sola, sarà stato il silenzio, ascoltare la voce della prof., e quelle poesie che mi rendevano ansiosa, non avevo nessuno accanto che mi rassicurasse, che mi tenesse la mano...ERO SOLA...SOLA!!!
antonia imparato- Messaggi : 14
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- Messaggio n°89
Re: Simulazione
oltre la sensazone di completo smarrimento, la cosa più insolita che ho provato mentre ero bendata è stata quella di non riuscire a focalizzare la mia attenzione sulle poesie lette dalla prof.
sentivo chiaramente tantissimi rumori, dalla porta che veniva aperta alla voce della mia collega accanto o dietro di me..rumori che prima non attiravano minimamente la mia attenzione se ascoltavo una lezione, in quel momento mi catturavano..
sentivo chiaramente tantissimi rumori, dalla porta che veniva aperta alla voce della mia collega accanto o dietro di me..rumori che prima non attiravano minimamente la mia attenzione se ascoltavo una lezione, in quel momento mi catturavano..
luciapalmieri- Messaggi : 20
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- Messaggio n°90
Re: Simulazione
Nel momento in cui la Prof. ci ha detto di mettere un foulars sugli occhi mi sono sentita un pò perduta. Ho capito che la vista è troppo importante . All' inizio non riuscivo ad ascoltare le prime poesie, ma solo dalla terza in poi, sono riuscita a sentirle. Per ogni poesia ho provato delle senzazioni diverse: tristezza, solitudine, dolore, angoscia...! La frase che mi ha colpito è stata: "chiamami per nome, non più portatore di handicap"...
Maddalena Cefariello- Messaggi : 32
Data di iscrizione : 13.12.10
- Messaggio n°91
PISTORIUS
Parecchi sostengono che le protesi di Oscar siano un vantaggio.Ma come puo' essere in vantaggio un atleta che purtroppo non ha le gambe?Credo piuttosto che i grandi campioni dell' atletica temano il grande talento di Pistorius, la sua velocità e la sua voglia di arrivare.E poi sono convinta che quando una persona è campione non c'e' tecnologia che tenga,quello che fa la differenza è la testa,lo spirito,l' allenamento.NELL'atletica un fenomeno è nato,sei tu "PISTORIUS".
Fasulo Anna- Messaggi : 32
Data di iscrizione : 12.12.10
- Messaggio n°92
Re: Simulazione
E' stata un' esperienza piena di significato,anche se,con gli occhi bendati,ho cercato di autocontrollarmi,proprio per questo ho riflettuto molto sul fatto che, io ero consapevole che dopo pochi minuti avrei visto la luce e quel fastidioso buio lo avrei abbandonato,mentre per i ciechi quel fastidioso buio è il loro compagno di viaggio.ascoltando le poesie,lette dalla prof.le frasi che ancora ora ho impresse nella mente sono quelle:della posia"In bilico"....HO PAURA DI CADERE NON TANTO PER IL DOLORE CHE POTREI AVVERTIRE,MA PER IL PESO DEGLI OCCHI CHE,SUL PAVIMENTO MI POTREBBERO INCHIODARE.Ancora una volta siamo noi,i cosidetti normali,a inchiodare,solo con uno sguardo,le persone facendole sentire deboli,indifese. Invece la poesia "Chiamatemi per nome"...non chiamatemi piu diversamente abile perchè non avete mai chiamato uno "eticchettandolo" occhi castani o miope...a questo mi viene in mente una sola parola purtroppo è la VERITA'.Proviamo infatti a chiamare le persone con il proprio nome,perchè hanno prima un'entità e poi e poi e poi la malattia.
viviana bonelli- Messaggi : 10
Data di iscrizione : 11.12.10
- Messaggio n°93
Re: Simulazione
L'esperienza vissuta in aula è stata molto forte. Durante la lettura delle poesie mi rendevo conto che le parole si trasformavano in una sequenza di immagini e che la percezione dell'udito fosse amplificata in quanto unico strumento per cogliere i segnali. Molta più attenzione prestavano le mie orecchie ad ogni parola o rumore che si avvertiva in aula.
Ma al di là delle poesie lette ciò che mi ha fatto riflettere maggiormente è stato quello che è accaduto dopo la lettura di esse, e cioè quando ci è stato chiesto di intervenire per alzata di mano: il fatto di non vedere chi voleva intervenire, di non sapere esattamente dove stesse la persona che era intervenuta, non avvertire gli spostamenti della professoressa da una parte all'altra dell'aula. Questa esperienza mi ha fatto riflettere perchè io, che in quel momento avevo una benda davanti agli occhi, sapevo che una volta tolta la benda avrei nuovamente potuto vedere, a differenza di chi vive costantemente in questa situazione.
Ma al di là delle poesie lette ciò che mi ha fatto riflettere maggiormente è stato quello che è accaduto dopo la lettura di esse, e cioè quando ci è stato chiesto di intervenire per alzata di mano: il fatto di non vedere chi voleva intervenire, di non sapere esattamente dove stesse la persona che era intervenuta, non avvertire gli spostamenti della professoressa da una parte all'altra dell'aula. Questa esperienza mi ha fatto riflettere perchè io, che in quel momento avevo una benda davanti agli occhi, sapevo che una volta tolta la benda avrei nuovamente potuto vedere, a differenza di chi vive costantemente in questa situazione.
maddalena costanzo- Messaggi : 27
Data di iscrizione : 15.12.10
Età : 47
- Messaggio n°94
Re: Simulazione
L'esperienza vissuta in classe è stata molto significativa.
Appena mi sono bendata gli occhi ho avuto un pò di smarrimento, ma poi la mia attenzione è stata rivolta ai rumori, suoni che sentivo amplificati, cercavo di seguire la voce della prof. , era istintivo girarmi con la testa in direzione della sua voce, ed allo stesso tempo immaginare la scena, come se davanti a me non ci fosse la prof. ma le diverse persone che hanno scritto le poesie, immedesimarmi in loro, cercare di cogliere il loro pensiero, particolarmente mi ha colpito la seconda poesia, sono stata travolta da un senso di liberazione proprio come il gabbiano nella poesia, allo stesso tempo pensavo a chi avesse scritto quelle parole , al bisogno di libertà che nutriva, immaginavo questa persona come rinchiusa in una gabbia che osserva gli altri correre, ridere, è stato molto triste.
Questa simulazione non poteva non farci riflettere e volgere la nostra attenzione, se pur per pochi istanti, alle persone cieche, non riesco proprio a pensare a come sarebbe la mia vita, alzarmi e non poter incontrare lo sguardo delle mie figlie, sarebbe terribile..., questo pensiero mi ha rattristato molto.
Appena mi sono bendata gli occhi ho avuto un pò di smarrimento, ma poi la mia attenzione è stata rivolta ai rumori, suoni che sentivo amplificati, cercavo di seguire la voce della prof. , era istintivo girarmi con la testa in direzione della sua voce, ed allo stesso tempo immaginare la scena, come se davanti a me non ci fosse la prof. ma le diverse persone che hanno scritto le poesie, immedesimarmi in loro, cercare di cogliere il loro pensiero, particolarmente mi ha colpito la seconda poesia, sono stata travolta da un senso di liberazione proprio come il gabbiano nella poesia, allo stesso tempo pensavo a chi avesse scritto quelle parole , al bisogno di libertà che nutriva, immaginavo questa persona come rinchiusa in una gabbia che osserva gli altri correre, ridere, è stato molto triste.
Questa simulazione non poteva non farci riflettere e volgere la nostra attenzione, se pur per pochi istanti, alle persone cieche, non riesco proprio a pensare a come sarebbe la mia vita, alzarmi e non poter incontrare lo sguardo delle mie figlie, sarebbe terribile..., questo pensiero mi ha rattristato molto.
Marialuisa D'Onofrio- Messaggi : 15
Data di iscrizione : 09.12.10
Età : 35
Località : Gesualdo, AV
- Messaggio n°95
Re: Simulazione
Chiamatemi per nome
Chiamatemi per nome.
Non voglio più essere conosciuta
per ciò che non ho
ma per quello che sono:
una persona come tante altre.
Chiamatemi per nome.
Anch'io ho un volto, un sorriso, un pianto,
una gioia da condividere.
Anch'io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
Chiamatemi per nome.
Non più portatrice di handicap, disabile,
handicappata, cieca, sorda, cerebrolesa, spastica, tetraplegica.
Forse usate chiamare gli altri:
"portatore di occhi castani" oppure "inabile a cantare"?
o ancora: "miope" oppure "presbite"?
Per favore. Abbiate il coraggio della novità.
Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
prima di tutto,
io "sono".
Chiamatemi per nome.
Tra le poesie che la professoressa ci ha letto in classe durante la simulazione, questa è quella che maggiormente ha colpito la mia sensibilità. Ho fatto alcune ricerche su internet e con grande sorpresa ho scoperto che questa poesia è stata scritta da un papà, il signor Gianni Scopelliti, dedicandola a sua figlia disabile. Ho letto con maggiore attenzione il testo e mi sono emozionata tanto perchè in esso ho colto un aspetto che credo sfugga ai più : l'identità di una persona si costruisce anche con le parole e con la percezione di coloro i quali ci circondano! Quanto detto, esprime la condizione dei disabili nella nostra società. Oggi i disabili sono costretti a guardarsi e ad identificarsi con le parole e le opinioni di coloro i quali li reputano "non normali" e perciò tendono a ghettizzarli in determinate categorie , come quelle indicate nel testo della poesia : portatrice di handicap, disabile,handicappata, cieca, sorda, cerebrolesa, spastica, tetraplegica...
Ritornando all'esperienza di simulazione vissuta in classe, posso affermare di averla vissuta molto intensamente anche perchè ha rappresentato una novità rispetto alle solite lezioni che noi studenti svolgiamo all'università. La simulazione mi ha suscitato molte emozioni. Dopo i primi minuti però, non nego di aver avvertito una sensazione di paura del buio. Sembra strano ma ho avvertito una grande differenza dal vivere "questa condizione di buio" ad una invece in cui c'è assenza di luce in una stanza perchè è notte oppure quando in casa va via la luce per alcuni minuti . La paura che si avverte in queste situazioni è minima e dopo poco tempo non si avverte più perchè nel caso della notte una volta che ci si addormenta non si pensa più all'assenza di luce oppure basta accendre una bajour; se va via l'elettricità il più delle volte essa ritorna ma anche in questo caso , la situazione è facilmente gestibile attraverso il supporto di candele o qualunque altra fonte fi luce.L'esperienza in classe è stata invece diversa perchè mi ha permesso di calarmi nei panni delle persone non vedenti, per le quali il buio è una realtà senza alternative!
Chiamatemi per nome.
Non voglio più essere conosciuta
per ciò che non ho
ma per quello che sono:
una persona come tante altre.
Chiamatemi per nome.
Anch'io ho un volto, un sorriso, un pianto,
una gioia da condividere.
Anch'io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
Chiamatemi per nome.
Non più portatrice di handicap, disabile,
handicappata, cieca, sorda, cerebrolesa, spastica, tetraplegica.
Forse usate chiamare gli altri:
"portatore di occhi castani" oppure "inabile a cantare"?
o ancora: "miope" oppure "presbite"?
Per favore. Abbiate il coraggio della novità.
Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
prima di tutto,
io "sono".
Chiamatemi per nome.
Tra le poesie che la professoressa ci ha letto in classe durante la simulazione, questa è quella che maggiormente ha colpito la mia sensibilità. Ho fatto alcune ricerche su internet e con grande sorpresa ho scoperto che questa poesia è stata scritta da un papà, il signor Gianni Scopelliti, dedicandola a sua figlia disabile. Ho letto con maggiore attenzione il testo e mi sono emozionata tanto perchè in esso ho colto un aspetto che credo sfugga ai più : l'identità di una persona si costruisce anche con le parole e con la percezione di coloro i quali ci circondano! Quanto detto, esprime la condizione dei disabili nella nostra società. Oggi i disabili sono costretti a guardarsi e ad identificarsi con le parole e le opinioni di coloro i quali li reputano "non normali" e perciò tendono a ghettizzarli in determinate categorie , come quelle indicate nel testo della poesia : portatrice di handicap, disabile,handicappata, cieca, sorda, cerebrolesa, spastica, tetraplegica...
Ritornando all'esperienza di simulazione vissuta in classe, posso affermare di averla vissuta molto intensamente anche perchè ha rappresentato una novità rispetto alle solite lezioni che noi studenti svolgiamo all'università. La simulazione mi ha suscitato molte emozioni. Dopo i primi minuti però, non nego di aver avvertito una sensazione di paura del buio. Sembra strano ma ho avvertito una grande differenza dal vivere "questa condizione di buio" ad una invece in cui c'è assenza di luce in una stanza perchè è notte oppure quando in casa va via la luce per alcuni minuti . La paura che si avverte in queste situazioni è minima e dopo poco tempo non si avverte più perchè nel caso della notte una volta che ci si addormenta non si pensa più all'assenza di luce oppure basta accendre una bajour; se va via l'elettricità il più delle volte essa ritorna ma anche in questo caso , la situazione è facilmente gestibile attraverso il supporto di candele o qualunque altra fonte fi luce.L'esperienza in classe è stata invece diversa perchè mi ha permesso di calarmi nei panni delle persone non vedenti, per le quali il buio è una realtà senza alternative!
Ultima modifica di Marialuisa D'Onofrio il Mer Dic 29, 2010 3:29 pm - modificato 1 volta.
Marialuisa D'Onofrio- Messaggi : 15
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- Messaggio n°96
Re: Simulazione
Marialuisa D'Onofrio ha scritto:Chiamatemi per nome
Chiamatemi per nome.
Non voglio più essere conosciuta
per ciò che non ho
ma per quello che sono:
una persona come tante altre.
Chiamatemi per nome.
Anch'io ho un volto, un sorriso, un pianto,
una gioia da condividere.
Anch'io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
Chiamatemi per nome.
Non più portatrice di handicap, disabile,
handicappata, cieca, sorda, cerebrolesa, spastica, tetraplegica.
Forse usate chiamare gli altri:
"portatore di occhi castani" oppure "inabile a cantare"?
o ancora: "miope" oppure "presbite"?
Per favore. Abbiate il coraggio della novità.
Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
prima di tutto,
io "sono".
Chiamatemi per nome.
Tra le poesie che la professoressa ci ha letto in classe durante la simulazione, questa è quella che maggiormente ha colpito la mia sensibilità. Ho fatto alcune ricerche su internet e con grande sorpresa ho scoperto che questa poesia è stata scritta da un papà, il signor Gianni Scopelliti, dedicandola a sua figlia disabile. Ho letto con maggiore attenzione il testo e mi sono emozionata tanto perchè in esso ho colto un aspetto che credo sfugga ai più : l'identità di una persona si costruisce anche con le parole e con la percezione di coloro i quali ci circondano! Quanto detto, esprime la condizione dei disabili nella nostra società. Oggi i disabili sono costretti a guardarsi e ad identificarsi con le parole e le opinioni di coloro i quali li reputano "non normali" e perciò tendono a ghettizzarli in determinate categorie , come quelle indicate nel testo della poesia : portatrice di handicap, disabile,handicappata, cieca, sorda, cerebrolesa, spastica, tetraplegica...
Ritornando all'esperienza di simulazione vissuta in classe, posso affermare di averla vissuta molto intensamente anche perchè ha rappresentato una novità rispetto alle solite lezioni che noi studenti svolgiamo all'università. la simulazione mi ha suscitato molte emozioni. Dopo i primi minuti però, non nego di aver avvertito una sensazione di paura del buio. Sembra strano ma ho avvertito una grande differenza dal vivere "questa condizione di buio" ad una invece in cui c'è assenza di luce in una stanza perchè è notte oppure quando in casa va via la luce per alcuni minuti . La paura che si avverte in queste situazioni è minima e dopo poco tempo non si avverte più perchè nel caso della notte , una volta che ci si addormenta non si pensa più all'assenza di luce oppure basta accendre una bajour; se va via l'elettricità il più delle volte essa ritorna ma anche in questo caso , la situazione è facilmente gestibile attraverso il supporto di candele o qualunque altra fonte fi luce.L'esperienza in classe è stata invece diversa perchè mi ha permesso di calarmi nei panni delle persone non vedenti, per le quali il buio è una realtà senza alternative!
*Anna Maria D'Agostino*- Messaggi : 20
Data di iscrizione : 11.12.10
- Messaggio n°97
Re: Simulazione
All'inizio ero quasi divertita, pensavo di fare qualcosa di diverso che non mi avrebbbe per niente turbata...........invece no........non riuscivo a concentrarmi per capire cosa diceva la docente, sentivo la sua voce,ma..........diventai ansiosa........per un attimo pensai a come mi sarei sentita se non avessi potuto vedere......e come un flash contemporaneamente pensai che anche se fossi sorda, muta......avrei gli stessi problemi. non vedevo l'ora di togliermi il foulard mi sentivo soffocare.
virginiaIacono- Messaggi : 17
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Località : Barano d'Ischia
- Messaggio n°98
Simulazione
Con gli occhi bendati ho provato un grande senso di smarrimento, all'improvviso mi è sembrato di avere il senso dell'udito amplificato,riuscivo ad udire suoni che solitamente avevo sempre ignorato e perfino il rumore dei piedi mi dava fastidio perchè quasi copriva la voce della prof.,quella voce che mi dava conforto e che riusciva a non farmi sentire sola...
Marilena Fevola- Messaggi : 21
Data di iscrizione : 09.12.10
- Messaggio n°99
Simulazione
Inizialmente, anche io come altri, ho avuto difficoltà nel prestare attenzione alla lettura delle poesie. Questa cosa però è durata solo pochi secondi. Successivamente, infatti, a differenza di altri, non mi sono sentità nè spaesata, nè sola e sono riuscita a prestare tranquillamente attenzione alla lettura delle poesie.
Quindi, anche se dopo una prima fase di smarrimento, l'essere bendata non ha sortito in me sensazioni spiacevoli; credo però che questo sia conseguenza del fatto che tutti, eccetto la professoressa, ci trovassimo nella stessa situazione e che, inoltre, l'unica cosa che dovevamo fare era stare seduti ed ascoltare.
Quindi, anche se dopo una prima fase di smarrimento, l'essere bendata non ha sortito in me sensazioni spiacevoli; credo però che questo sia conseguenza del fatto che tutti, eccetto la professoressa, ci trovassimo nella stessa situazione e che, inoltre, l'unica cosa che dovevamo fare era stare seduti ed ascoltare.
Marilena Fevola- Messaggi : 21
Data di iscrizione : 09.12.10
- Messaggio n°100
Simulazione
Inoltre, devo dire anche che comunque, la riflessione sulla cecità per me non era nuova. Spesso, ad esempio, ho dovuto muovermi nel buio totale nel momento in cui mancava la corrente; mi è capitato così di pensare alle persone cieche. Quindi ho riflettuto sul fatto che loro, "vedono" costantemente quel buio totale, ed ho provato ad immedesimarmi in loro e a riflettere su come riescano a fare affidamento su tutti gli altri sensi compensando la mancanza della vista.