vincenzaromano Mar Gen 04, 2011 6:08 pm
TEMA DISABILITA’ – FILM
ROSSO COME IL CIELO ( Cristiano Bortone)
“E’ il 1970. Mirco è un bambino toscano di dieci anni intelligente e vivace, appassionato di cinema, ama in particolar modo i film western e d’avventura. Suo padre, inguaribile idealista, fa il camionista. Un giorno, spinto da una forte curiosità prende un vecchio fucile del padre ed inavvertitamente parte un colpo che lo segnerà per sempre. Il ragazzino sopravvive ma perde la vista. In quegli anni la legge italiana imponeva ai non vedenti di frequentare le cosiddette scuole speciali poiché considerava quest’ ultimi come individui senza speranza e senza possibilità reali di inserirsi e vivere una vita normale nella società .Per questo motivo viene mandato via dalla scuola pubblica e si propone ai genitori un istituto specializzato: il “David Chiossone” di Genova nel quale vengono insegnati loro i pochi mestieri che si ritiene siano in grado di fare ( tessitori, centralinisti). Ai genitori non rimangono alternative: devono separarsi da lui per quello che veniva definito come il suo bene. << Il problema non è quello che a Mirco piace fare, ma quello che può fare>>, spiega il direttore ai genitori del bambino. << la libertà è un lusso che noi ciechi non possiamo permetterci>>, afferma in un altro passaggio del film. Il bambino si ritroverà quindi in un mondo separato dalla realtà, senza l’ affetto dei genitori proprio quando ne avrebbe avuto più bisogno. Mirco si ribella, non vuole accettare questo mondo né la sua condizione e viene spesso punito per questo. Ma ha un carattere determinato. Quando trova un vecchio registratore a bobine e scopre che, tagliando e riattaccando il nastro, è in grado di registrare delle storie fatte solo di rumori, per lui si apre un nuovo mondo. La sua nuova attività però è ostacolata dall’istituzione religiosa del collegio, convinta che un cieco è un handicappato al quale è meglio non creare illusioni. Ma Mirco non si arrende e continua la sua lotta in tutti i modi e lentamente comincia a coinvolgere nelle sue favole sonore tutti gli altri bambini ciechi del collegio, facendo loro riscoprire per la prima volta i sogni e le potenzialità negategli fino ad allora. Finché una notte, con l’aiuto dell’unica bambina vedente, la figlia della portinaia per la quale Mirco nutre un sentimento particolare, convince il piccolo gruppo di ragazzini ad uscire di nascosto dal collegio per andare al cinema che sta dall’altro lato della strada. Per tutti l’esperienza è esaltante. Ma le conseguenze non tardano a venire. Mirco viene espulso dal collegio.
Nel frattempo, mentre Mirco combatte la sua guerra personale, fuori dal collegio è in corso una battaglia più grande per cambiare la società. Sono scoppiate le proteste politiche, gli studenti sono in piazza. Durante una delle sue scappatelle, Mirco aveva conosciuto e fatto amicizia con Ettore, uno studente universitario non vedente con una forte coscienza politica e sensibilità sociale. Saputo dell’espulsione del ragazzino, Ettore spinge alla mobilitazione l’intera città. Studenti e lavoratori si presentano davanti all’istituto per ciechi minacciando di spegnere l’altoforno della città se il bambino non sarà riammesso. Di fronte alla mobilitazione gli eventi precipitano. La gestione dell’istituto viene messa sotto inchiesta. Mirco viene riammesso ed ottiene addirittura il permesso di cambiare il tema della recita di fine anno. Invece delle solite poesie di ispirazione religiosa, i ragazzini metteranno in scena la loro “favola sonora” di fronte ad un pubblico di genitori bendati riuscendo a stupire tutti.”
In questi giorni, ho cercato un film che non avevo mai visto, che non fosse stato già oggetto di discussione, ma soprattutto un film in grado di raccontare la disabilità sottolineandone le potenzialità. Ciò che emerge in questo film è che i veri ciechi non sono i bambini in se, ma il sistema educativo che toglie a tali bambini i loro sogni, come dice Don Giulio, che nel finale proclama a gran voce che la fantasia e il diritto alla normalità sono cose cui nessuno dovrebbe rinunciare.
È un film molto commovente, tocca l’ animo dello spettatore fino ad emozionarlo.
Oltre ad avere delle immagini importanti come ad esempio quella in cui Mirco nonostante la sua cecità va in bicicletta, molto significativo è il discorso tra Mirco e Felice in cui quest’ ultimo chiede a Mirco: - I colori come sono?
- sono belli
- e il tuo preferito?
- il blu!
- com’ è?
- è come quando vai in bicicletta e il vento ti spiaccica in faccia oppure come il mare. Il marrone come la corteccia di questo albero.
- e il rosso?
_ e il rosso come il fuoco, come il cielo al tramonto.
Mirco usa le sue metafore elementari ma assolutamente poetiche per descrivere quello che lui, al contrario dell’ amico Felice, ha conosciuto almeno per poco.
Volevo inoltre evidenziare che il finale prevede la stessa attività svolta da noi in aula con il foulard. Vedetelo è fantastico ed è ispirato alla storia vera di Mirco Mencacci, il quale grazie a queste sue altre abilità è diventato ed è tuttora un montatore del suono di grande talento.