Psicopedagogia d.ling. Briganti 2010

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Psicopedagogia d.ling. Briganti 2010

"Stanza di lavoro della classe" Forum didattico a cura di Floriana Briganti - corso di Psicopedagogia dei linguaggi, att. didattica aggiuntiva Suor Orsola Benincasa Napoli


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    Messaggio  luciapalmieri Lun Gen 17, 2011 3:07 pm

    Il quadro che mi ha colpita di più è stato quello di Ribera: "ragazzo zoppo", e ciò che mi ha fatto rimanere senza parole è il sorriso del ragazzino dove traspare una grande forza di animo. Il ragazzino è l' immagine dell' innocenza e attraverso la sua figura il pittore rappresenta un particolare della vita quotidiana; meno legata all' eleganza e alla ricchezza.
    Ribera ha saputo dare a questo "ragazzo storpio" dignità e onore.
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    Messaggio  simona.corrado Lun Gen 17, 2011 4:15 pm

    vincenzaromano ha scritto:Prima di fare qualsiasi riferimeto alle opere d'arte visionate in aula, volevo commentare l' intervento della collega che già ha vissuto l' esperienza del forum e che quindi ha già seguito tale corso... mentre lei parlava della sua esperienza, ho avuto come l' impressione di sentire me stessa, la mia anima, sembrava insomma che stessi parlando io soprattutto quando ha riferito del fatto che dopo aver visionato il video di Simona Atzori ha fatto si che tutte le persone presenti nella sua vita ne venissero a conoscenza. Questo è quello che ho fatto anche io. Appena tornata a casa, ho fatto vedere lo stesso video ai miei i quali sono rimasti sbalorditi dalla forza d' animo e dalla voglia di vivere che ha Simona. Tale video è stato per noi l' esempio che ci serviva per continuare a lottare nonostante la vita non sia facile e spesso non felice e continuare a sperare che ogni giorno sia un giorno migliore!
    anche io come te ho contratto la "aztorinite" :-) se così si può definire...
    ho mostrato il video a molte persone..ed è stato bello parlare insieme di qualcosa che riguarda un mondo che è sempre rimasto in disparte!!!
    ricordo a proposito un film di cui non ricordo il titolo..il protagonista era un bambino che aveva avuto come compito per casa..quello di elaborare un progetto per rendere il mondo migliore...e lui aveva proposto una catena di buone azione (ciascuno che riceveva una buona azione doveva compierne tre..in una sorta di reazione a catena). La nostra catena parte dalla conoscenza..chissà che un giorno non riguarderà anche l'impegno!
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    Messaggio  annapaola paduano Lun Gen 17, 2011 4:55 pm

    [quote="annapaola paduano"]Durante la lezione abbiamo avuto l'occasione di analizzare come la bellezza e la disabilità sono state oggetto di rappresentazione in quadri di autori famosi dell''800 '900 circa.
    I quadri sui quali ci siamo maggiormente soffermati sono stati quattro: due di Ribera: "Ragazzo zoppo" e " La donna barbuta", e due di Otto Dix:"I giocatori di skat" e "ritratto di Anita Weber".
    Per poter commentare ciascun quadro, ci è stata data, come punto di riferimento una scheda d'alalisi, costituita da 9 punti:
    1 concetto di bellezza
    2 concetto di normalità
    3 concetto di mostruosità
    4 cosa intende l'autore
    5 cosa ha inteso il pubblico
    6 cosa rappresenta
    7 cosa trasmette
    8 emozioni positive o negative
    9 critiche personali.

    Il primo quadro, così come ho potuto constatare anche per quanto riguarda le colleghe, è quello che mi è piaciuto di più.
    L'artista ha scelto un ragazzino popolano come protagonista dell'opera, scelta inusuale in un'epoca dove si prediligevano, come soggetti, personaggi appartenenti all'elite napoletana, o comunque rappresentanti la bellezza, la salute, la perfezione.. Chi invece era portatore di qualche malattia o deformità, così come chi era appartenente alla sfera sociale popolare, era totalmente escluso dall'arte così come, se vogliamo, dalla stessa società, che tendeva a renderli una sorta di "invisibili".
    L'autore, invece, ha operato una doppia inusualità, sia perchè ha scelto come protagonista un bambino del popolo, e sia, anche e soprattutto, perchè tale bambino è zoppo.
    La bellezza del quadro indubbiamente traspare dal sorriso che il bambino sembra quasi rivolgere allo spettatore, quasi a voler simboleggiare lo spirito positivo che contrassegna, se vogliamo, il prototipo del napoletano che, nonostante le avversità che la vita gli riserva, non si lascia travolgere da queste.
    Secondo me, ciò che l'autore ha voluto trasmetterci, è proprio questo: l'importanza del riuscire ad accontentarsi e vivere la vita senza che l'appartenenza ad una particolare condizione sociale o di salute possa togliere il sorriso.
    Il secondo quadro del Ribera, "La donna barbuta"è probabolmente quello che più ha suscitato in me turbamento. Esso raffigura una donna abruzzese maritata e madre di molti figli, intenta ad allattare l’ultimo nato, pur munita di una faccia totalmente virile, di una folta barba e di un torace egualmente peloso, da cui si protrae una mammella alla quale è attaccato un bimbo intento a succhiare.
    Tale quadro suscita nello spettatore reazioni contrastanti: da un lato l'immagine in primo piano di una scena così dolce come l'allattamento non può che far provare all'osservatore una sensazione positiva che però si va scontrando con il turbamento che si prova nel rendersi conto che ad allattare non sembra essere una donna, quanto tuttalpiù un uomo.
    Da questo punto di vista il quadro ci appare mostruoso ma, allo stesso tempo, a tale mostruosità può essere accompagnato un atteggiamento forse di sbagliato "pietismo" scaturito dall'osservazione dello sguardo triste e spento della donna che ci appare quasi rassegnata alla sorte che sembra essersi fatta beffa di lei.
    Secondo me è proprio questo ad essere la prova, nuovamente, della coraggiosità di scelta, propria dell'autore, di voler rappresentare scenari, temi e soggetti totalmente innovativi; scelta probabilmente determinata dalla volontà dell'artista di suscitare nelo spettatore reazioni di inquietudine e spaesamento.
    Il terzo quardo, questa volta di Otto Dix, "giocatori di skate"rappresenta tre militari dopo il primo conflitto mondiale che giocano a carte.
    Possiamo notare gli effetti che la guerra ha prodotto su di loro: a partire da sinistra notiamo il primo, al quale manca il braccio destro e quello sinistro è stato sostituito da una protesi in legno; al posto della gamba sinistra si ritrova un bastone di legno nero e usa quella destra per tenere le carte; e per poter sentire i compagni è costretto a ricorrere ad un tubicino inserito nell'orecchio destro che è collegato ad un piccolo corno sul tavolo e non ha l'occhio destro.
    Il secondo, al centro, ha una parte del cranio ricucita con del metallo; non ha nè le braccia, infatti tiene le carte con la bocca, nè le gambe, diventate due bastoni di legno nero; parte della mandibola è di ferro ,ha un occhio di vetro e ha una placchetta metallica all'orecchio sinistro.
    Il terzo, sulla destra, è solo un busto con una protesi di legno al posto del braccio destro; ha perso sia il naso che la mandibola, sostituita da una metallica.
    L'immediata reazione che viene ad essere determinata è sicuramente legata all'orrore che si prova nell'essere posti di fronte alle atrocità cui erano soggetti i soldati in guerra.
    Secondo me, però, l'autore, oltre a voler operare una sorta di denuncia contro la guerra, ha voluto allo stesso tempo rappresentare anche la forza d'animo e la ricerca di normalità intrapresa dai tre uomini e manifestata dal loro riuscire a far fronte alle avversità che la vita ha riservato loro, mediante l'utilizzo di gambe o di bocche come strumenti compensativi agli arti mancanti.
    Il quarto e ultimo quadro, "ritratto della ballerina Anita Berber"rappresenta una donna tisica e drogata (morta a soli 30 anni per la malattia e gli eccessi).
    I toni rossi, dello sfondo e del vestito, le curve serpeggianti del corpo magrissimo sottolineato dall'abito aderente, gli occhi fissi e spenti e le labbra segnate dagli eccessi più che dal rossetto, svelano nella sua falsità l'immagine della vamp. Essa, infatti, contrasta con l'immagine standard della ballerina, da sempre raffigurata in quanto simbolo di bellezza, salute e grazia.
    L'autore, da questo punto di vista, ha effettuato una scelta provocatoria quasi a voler porre lo spettatore dinnanzi all'altra faccia dello spettacolo,non quella degli spettacoli e del divertimento, bensì quella fatta di eccessi e di solitudine.



    Ultima modifica di annapaola paduano il Lun Gen 17, 2011 5:09 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  Silvia Nardi Lun Gen 17, 2011 5:06 pm

    Bilancio Angela ha scritto:Penso che il Ribera sia davvero un pittore eccezionale in quanto affronta con tanta semplicità e naturalezza ciò che è diverso, non bello, e lo esprime non per meravigliare ma per portare all’attenzione degli osservatori quella parte di umanità che solitamente la società vuole ignorare.
    Tra i quadri proposti, quello che mi ha maggiormente colpito è stato: "uomo zoppo" il quale riesce ad esprimere nel sorriso del ragazzo un'aspetto per me fondamentale, quel sorriso rappresenta per me la capacità di nascondere le difficoltà e i problemi che la vita gli ha dato... concordo pienamente questa "filosofia di vita" anche davanti alle difficoltà cerco di non abbattermi mai e di sorridere sempre...

    N.B.Navigando un pò su internet ho trovato un documento molto interessante sull'arte e la disabilità che vorrei condividere con tutte voi...ecco il link:
    http://www.emscuola.org/labdocstoria/storiae/Rivista/Rivista03/download/storiaE3-2003_06.pdf


    grazie per il suggerimento!!
    Marialuisa D'Onofrio
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    Messaggio  Marialuisa D'Onofrio Lun Gen 17, 2011 6:25 pm

    Nel quadro "Lo storpio" , Jusepe De Ribera rappresenta "la bruttezza" con tratti realistici. Osservando il dipinto mi ha colpito il sorriso del ragazzo perchè è come se esprimesse la contentezza della sua sventura,del suo essere diverso.
    In "Invalidi di guerra giocano a carte" ho riscontrato lo stesso realisismo, marcato però da tratti più tragici ed inquietanti.
    I dipinti mi hanno fatto nuovamente riflettere sulla condizione dei disabili nella nostra società nella quale la discriminazione ed il pregiudizio nei confronti di chi ha un corpo “diverso” sono duri a morire. Tali concezioni sono cosi' radicate nell'immaginario collettivo che molte persone ritengono che ad esempio una persona in carrozzella sia incapace di provare emozioni, pensieri, di sperimentare conoscenze allo stesso modo dei cosiddetti normali.A volte mi chiedo se il corpo offeso, mutilato, in difficoltà, è veramente un corpo isolato o l’isolamento è un prodotto mentale della società incapace di integrare, accogliere e rivalutare la diversità?? La moderna ossessione di corpi sempre giovani, privi di imperfezioni,ricostruiti, viene messa in crisi dall’apparire di corpi che non rispondono a questi canoni. Ecco perchè è difficile costruiire una relazione con un ragazzo che ha un piede storpio oppure con un ragazzo che non ha nè le mani,nè piedi ,a cui manca un occhio o possieda quelle sembianze che lo classificano come deforme, invalido, disabile...
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    Messaggio  anna rita perone Lun Gen 17, 2011 6:59 pm

    Barbara Morra ha scritto:In base alla "scheda di analisi" fornitaci per analizzare i quadri visionati in aula, vorrei iniziare da quello di Ribera - Ragazzo zoppo:
    3)in questo quadro non ho colto mostruosità, se non fosse per il titolo non mi sarei accorta della disabilità del ragazzino;
    4) penso che l'autore intendeva trasmettere per la scelta del sogetto (un ragazzino) la semplicità e la forza che solo i bambini hanno;
    7- Cool mi ha trasmesso emozioni positive perchè, per me, il quadro sembra rappresentare l'idea di bellezza, non esteriore ma interiore, ciò si evince dagli occhi e dal sorriso e soprattutto dal fatto che nonostante la sua disabilità il ragazzino sorride alla vita senza abbattersi.
    concordo con questa analisi del quadro e soprattutto la riflessione più importante è legata proprio al sorriso attraverso esso Ribera cerca di annullare qualsiasi imperfezione o disabilità che può essere notata solo ad una attenta analisi.
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    lab. arte e disabilità - Pagina 5 Empty DOMOTICA E DISABILITà

    Messaggio  Marialuisa D'Onofrio Lun Gen 17, 2011 7:02 pm

    L’evoluzione tecnologica di questi ultimi anni ha permesso di migliorare sempre più le possibilità di partecipazione attiva delle persone disabili anche in situazioni di estrema gravità.L'utilizzo delle nuove tecnologie nel campo dell'handicap ha portato profonde innovazioni non solo a vantaggio dei processi educativi e riabilitativi, ma anche degli stili di vita e della qualità della vita stessa. La disciplina tecnologica che ha permesso ai disabili di usufruire di nuovi vantaggi, comfort, di una maggiore sicurezza nella loro stessa abitazione è la domotica. Negli ultimi tempi , nel nostro paese è evidente l'interesse sociale delle istituzioni verso l'impiego di tale disciplina nel campo della disabilità. Basti pensare che a Belluno il disabile può usufruire gratuitamente dei servizi della domotica, questo perchè i prezzi sono molto elevati. Queste tecnologie consentono alle persone disabili di essere autosufficienti e di creare loro un'ambiente domestico capace di supportarli nelle operazioni della vita quotidiana che sarebbero loro rese difficoltose o negate da limitazioni fisiche o cognitive, ripristinando, almeno in parte, la loro indipendenza.


    Ultima modifica di Marialuisa D'Onofrio il Lun Gen 17, 2011 7:04 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  Fasulo Anna Lun Gen 17, 2011 7:04 pm

    Nel guardare il quadro di Ribera"Il ragazzo zoppo"il suo sorriso,subito attira la mia attenzione, e a dir il vero,se non fosse stato per il titolo del quadro,non avrei subito capito,la sua disabilità.Il suo sorriso esprimeva,tanta voglia di vivere,e la posizione del bastone,appoggiato sulle spalle,mi ha fatto pensare che,ironizzasse sul suo problema.Ritornando al discorso sulla bellezza,penso che sia importante ironizzare sui propri difetti,e che questo sia un passo per accettarsi e di non farne un dramma, per poi cadere in un vero e proprio tunnel come l anoressia. ....nonostante la tematica mi ha trasmesso tranquillità.
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    Messaggio  daniela aversano Lun Gen 17, 2011 7:40 pm

    Quando ho visto il quadro della ballerina dipinta da Otto Dix ho immediatamente associato quell’immagine a quella di Isabelle Caro anoressica morta a novembre del 2010 ,e solo dopo un po’ di tempo ne siamo venuti a conoscenza, ricordo quella non campagna shock fatta da Oliviero Toscani contro l’anoressia di cui lei era testimonial, quando vidi quel cartellone in tv rimasi senza parole, poiché non credevo possibile che un corpo umano giovane tra l’altro si riducesse in questo modo.
    Non sono stata la sola ad aver associato il dipinto a questa ragazza, è stato come un flash, io e le mie amiche abbiamo visto le immagini e abbiamo subito detto “questo quadro mi ricorda Isabelle”.
    La storia di questa ragazza mi colpì moltissimo poiché io attenta al mio aspetto fisico non avrei mai ridotto così il mio corpo, Isabelle ha sofferto di questa malattia dall’età di 13 anni dopo un infanzia molto dolorosa, lei ha affermato che voleva fermare la sua crescita,non dimagrire, la madre non voleva che lei crescesse, è entrata in questo aspirale infernale e non ne è più uscita, anche se ha più volte dichiarato di amare la vita è morta soltanto a 28 anni……..Il suo esempio di combattente deve essere un modello per noi,per la nostra società,per quelle ragazze che hanno paura soltanto di mangiare una gomma per paura di ingrassare per paura di non essere accettate, PER PAURA!
    Un altro quadro che mi ha colpito è quello di José Ridera Lo Spagnoletto, il sorriso si quel bambino era emozionante, questo bambino è stato dipinto con allegria, senza nascondere le sue umili origini, che nonostante le difficoltà incontrate ha ancora voglia di sorridere alla vita
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    Messaggio  martinad'alise Lun Gen 17, 2011 8:12 pm

    "I giocatori di skat", che quadro inquietante, ma nello stesso tempo capace di far riflettere. Ha messo in evidenza che nonostante alcune carenze e menomazioni, la vita va avanti, nella sua quotidianità e normalità. Mi ha suscitato dapprima orrore, ma poi serenità e gioia nel vedere che la vita anche se non al meglio va avanti. Forse anche questo l'autore voleva sottolineare.
    Il quadro che mi ha colpito in positivo è stato quello del ragazzo zoppo. Che bello vedere quel sorriso e quella innocenza di fronte alla sua disabilità. Forse questa è la vera bellezza! E' trovare bello e suscitare sensazioni piacevoli anche se il contesto è cupo. Colgo questa riflessione per dire che la bellezza non è personificata dalla modella anoressica che per rendersi bella agli occhi degli altri si è ridotta a solo ossa. Quel quadro resterà sempre bello, mentre della bellezza dell'anoressica cosa ci ricorderemo?nulla. Ricorderemo solo che è morta.
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    Messaggio  martinad'alise Lun Gen 17, 2011 8:31 pm

    Volevo aggiungere anche un commento per il quadro "la donna barbuta". L'ho associata, involontariamente all'immagine di quegli uomini che vogliono diventare donna. So che la situazione in questo quadro è ben diversa, ma ad impatto ho immaginato questa scena nella situazione attuale. Se non fosse per il seno, non si capirebbe che si tratta di una donna. E' un quadro che anche per la mimica del volto crea perplessità per quella immagine di donna.
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    Messaggio  Maria Rosaria Antignano Mar Gen 18, 2011 4:31 pm

    Ho inserito i miei commenti al riguardo nel posto sbagliato ,ma approfitto di questo spazio per commentare il video della modella morta di anoressia.Non ho parole in merito come ci si può ridurre per i soli canoni della bellezza alla morte?La vita è altro è amare se e gli altri senza riserve è in questo caso rispetto per il proprio corpo,e la mancanza di tutto ciò che conduce alla tragedia i quindi alla fine della propria esistenza.Che Dio aiuti tutti coloro che vivono tragedie simili.Addio Isabelle!
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    Messaggio  Maria Rosaria Antignano Mar Gen 18, 2011 4:37 pm

    martinad'alise ha scritto:Volevo aggiungere anche un commento per il quadro "la donna barbuta". L'ho associata, involontariamente all'immagine di quegli uomini che vogliono diventare donna. So che la situazione in questo quadro è ben diversa, ma ad impatto ho immaginato questa scena nella situazione attuale. Se non fosse per il seno, non si capirebbe che si tratta di una donna. E' un quadro che anche per la mimica del volto crea perplessità per quella immagine di donna.
    concordo con te Martina, io al dire il vero nemmeno dal seno ho capito subito che fosse una donna se non ci fosse stato il titolo forse nemmeno ci sarei arrivata.
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    Messaggio  Maria Rosaria Antignano Mar Gen 18, 2011 4:49 pm

    smaldonesimona ha scritto:Anche io ho accostato il ritratto di Anita Berber alla modella Isabelle Caro, che dopo tantissimi anni di lotta si è spenta giovanissima. Ho deciso di inserire un video che è tratto da un'intervista fatta proprio alla modella Caro in occasione della campagna contro la anoressia di Oliviero Toscani. Ci sono delle immagini che lasciano senza parole, ma la cosa che più mi ha sconcertata è che dalle parole di Isabelle traspare la sua voglia di vivere e di amare la vita in modo incondizionato.


    Non si può morire dopo anni di sofferenza e lotta a volte la vita è ingiusta .
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    Messaggio  Raffaele Quaresima Mar Gen 18, 2011 5:25 pm

    tra i vari dipinti visti in aula quello che maggiormente ha attirato la mia attenzione è "giocatori di skat" di Otto Dix. In questo quadro si possono vedere tre militari che giocano a carte! la loro particolarità è l'effetto della guerra. I loro corpi mutilati mi hanno trasmesso un senso di tristezza poichè a ciascuno manca un braccio o le gambe o un occhio e addirittura l'uomo sulla destra è solo un busto!
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    Messaggio  Raffaele Quaresima Mar Gen 18, 2011 5:38 pm

    quando in aula abbiamo parlato dell'anoressia visionando l'immagine di Isabelle Caro ho avuto i brividi! purtroppo questa è una malattia molto frequente tra i giovani, soprattutto tra le ragazze adolescenti che, giorno dopo giorno, continuano a vedersi "grasse" allo specchio pur perdendo peso in modo vertiginoso... l'anoressia colpisce prima al cervello e poi al fisico ed è una malattia che porta sofferenza e solitudine ma esistono purtroppo delle associazioni internazionali che difendono questa malattia, e che fanno di tutto per rendere queste ragazze sempre più magre! la colpa è da ricercare nello show business!!!
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    Messaggio  Maria Vittoria Sagliocco Mar Gen 18, 2011 6:43 pm

    Guardando il quadro di Ribera <il ragazzo zoppo> che con il suo sorriso esprimeva tanta voglia di vivere e la posizione del bastone,mi ha fatto pensare che,ironizzasse sul problema.
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    Messaggio  maria benadduce Mar Gen 18, 2011 6:50 pm

    Stamattina sfogliano un giornale ho letto una frase che mi ha profondamente colpito:
    "...la chiamano la malattia dell’anima, perché chi la vive non ha fame di cibo, ma di amore, ha bisogno di sicurezza, ma nello stesso tempo di non essere schiacciata...".
    Come avete potuto capire si tratta dell'anoressia.
    Non c'è nulla di più vero... Secondo me "le anoressiche" vorrebbero riuscire a dare all'altro il meglio di loro ma a questo scopo si distruggono.Perchè la perfezione, finalizzata al compiacimento, diventa una mera ossessione, che le porta a essere sempre meno accettate anche da loro stesse, e meno si accetano, più pensano di non esser degni d'esser amate e apprezzate.
    La chiave della guarigione è realizzare che una persona possa trovare in loro qualcosa che le gratifichi e gli dia motivo di accettarsi. Certamente la forza nel voler guarire è un motivo e non devono vergognarsi a parlare all'altro del loro problema.
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    Messaggio  Anna Cascone Mar Gen 18, 2011 8:59 pm

    Perchè per essere accettati nella nostra società bisogna seguire canoni di magrezza estremi?

    Dimagrire eccessivamente ma a cosa serve?

    Le adolescenti odierne hanno canoni estetici e di bellezza da seguire per essere accettate dal gruppo dei coetanei, canoni

    che le conducono all'auto - distruzione mentale e fisica.

    La gran parte della loro giornata è divisa fra la bilancia e lo specchio ed il rifiuto del cibo.

    Queste ragazze credono di essere grasse e di non piacere agli altri ma il loro corpo è soltanto fatto di pelle ed ossa ed è

    senza vitalità.

    Io mi chiedo disperatamente perchè ridursi così e morire, perdere la vita che è il dono più prezioso per cosa......?

    Quando ero all'Istituto tecnico commerciale della mia città c'era una ragazza anoressica nella mia sezione, sveniva più

    volte durante la settimana, era magrissima come uno scheletro che cadeva in pezzi, e nonostante i continui ricoveri in

    ospedale ed i lavaggi, sosteneva di essere troppo grassa ed accusava i genitori di quello che le accadeva.

    Fortunatamente è riuscita a reagire ed ha vinto sulla morte, ora è laureata e si è sposata.

    Bisogna essere ottimisti e ridere alla vita anche nei momenti di difficoltà e trovare il giusto sostegno ed aiuto.

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    Anna Cascone


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    Messaggio  Anna Cascone Mar Gen 18, 2011 9:06 pm


    Il quadro di Ribera mi ha colpito tantissimo, il ragazzino attraverso il suo sorriso ottimista esprime la sua voglia di

    vivere, la sua disabilità è in questo modo ombrata e nascosta perchè non è la prima cosa che si evidenzia.

    Sorridere alla vita e sperare nel futuro...

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    Messaggio  russo irma Mer Gen 19, 2011 11:40 am

    Il quadro sul quale mi sono maggiormente soffermata è stato: di Ribera: "Ragazzo zoppo"
    Per poter commentare ciascun quadro, ci è stata data, come punto di riferimento una scheda d'alalisi, costituita da 9 punti:
    1 concetto di bellezza 2 concetto di normalità 3 concetto di mostruosità 4 cosa intende l'autore 5 cosa ha inteso il pubblico 6 cosa rappresenta 7 cosa trasmette 8 emozioni positive o negative 9 critiche personali.
    Questo quadro, così come ho potuto constatare anche per quanto riguarda le colleghe, è quello che è piaciuto di più.
    L'artista ha scelto un ragazzino popolano, scelta inusuale in un'epoca dove si prediligevano, come soggetti, personaggi appartenenti all'elite napoletana, o comunque rappresentanti la bellezza, la salute, la perfezione.. Chi invece era portatore di qualche malattia era totalmente escluso dall'arte.
    La bellezza del quadro traspare dal sorriso che il bambino sembra quasi rivolgersi allo spettatore, quasi a voler trasmettere la sua positività,nonostante il suo deficit,e nonostante le avversità che la vita gli riserva, non si lascia travolgere.
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    Messaggio  leandra mellino Mer Gen 19, 2011 12:55 pm

    Il quadro che mi è piaciuto di più è quello di Josè Ridera "Ragazzo storpio".
    Questo scugnizzo non si è lasciato abbattere dal brutto scherzo giocatogli dalla natura ed anzi riesce a sorriderne annullando, con la sua gioviale irriverenza e cordiale comunicativitàVi è una sentita partecipazione per la situazione del ragazzo, che non diviene pretesto per un 'indagine crudemente realistica, bensì un' occasione per riaffermare un sentimento di fiduciosa solidarietà per il mondo degli straccioni e dei diseredati ben presenti nella realtà napoletana del tempo.



    Ultima modifica di leandra mellino il Mer Gen 19, 2011 1:09 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  valentina carbone Mer Gen 19, 2011 12:57 pm

    Il quadro che ha catturato la mia attenzione e mi ha condotto a delle riflessioni è stato il "Ragazzo zoppo" di Josè Ridera. Quando ci è stato mostrato mi sono subito ricordata di avelo visto al museo del Louvre a Parigi. Ricordo che ,già in quella circostanza, avevo notato il sorriso del soggeto ritratto. Il ragazzo sorride, a mio avviso, alla vita e la sua deformità non lo rende triste o cupo. La raffigurazione di Ridera conferisce dignità alla figura di un ragazzo con delle deformità. Quello che il pittore vuole rappresentare non è un'immagine di derisione ma di solidarietà nei confronti di questo giovene mendicante.
    Essendomi incuriosita ho cercato su internet informazioni su questo dipinto e voglio riportare queste parole : "Lo storpio simboleggia così la misericordia presso i poveri e illustra, insieme alla sua povertà, uno dei modi per pervenire alla santità: povertà e carità erano infatti considerate dalla Chiesa come massime virtù. Il sorriso aperto del fanciullo rammenta invece un'altra idea tipica del tempo, quella del riso sentito come il modo più efficace per superare i mali dell'esistenza: sorridendo mentre riceve l'elemosina, il fanciullo dispensa la grazia utile alla salvezza al generoso benefattore."
    Ritengo che questo commento sia esplicativo della situazione napoletana del tempo e della volontà dell'artista di ritrarlo, per questi motivi volevo condividerlo con il gruppo.

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    Messaggio  maria carmen cangiano Mer Gen 19, 2011 1:02 pm

    è bellissimo il quadro di ribera "ragazzo zoppo"..mi ha colpita perchè la sua disabilità è l'ultima cosa che ho notato mentre invece ho notato il suo sorriso.. spesso la vita ci pone dinanzi a cose che noi mai avremmo desiderato ma poi ci regala anche gli strumenti per andare avanti..e anche un disabile con le sue fatiche può essere felice, se però viene rispettato e amato
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    Messaggio  Maria di Nuzzo Mer Gen 19, 2011 6:51 pm

    Marica hai colto lo stesso aspetto che ha attratto la mia attenzione non appena ho visto il quadro di Ribera "Ragazzo zoppo";hai scritto:

    "Mi ha colpito perchè la sua disabilità ( quella del ragazzo dipinto) è l'ultima cosa che ho notato mentre invece ho notato il suo sorriso".

    Quel sorriso ne fa di lui, non solo un ragazzo che cerca di sopravvivere in un contesto difficile qual è la guerra, ma un vero e proprio condottiero. Continua a lottare con sguardo proteso verso quel sole che gli illumina il volto, con la speranza che un giorno possa tornare a vivere; ed è questa speranza che io, a primo impatto ho percepito al di là di ogni sua diversità.

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